Mina virtual LXVIII Festival della Canzone Italiana, Sanremo; febrero 6, 2018 |
Es la de siempre. Las cuencas de los ojos oscurecidas como cavernas.
Cuevas que no dan miedo, que más bien hacen acordar a los ojos tristes de
Pierrot. La boca sensual. El mordisco amoroso de los dientes. Mina.
Ahora nadie se acuerda. Pero, allá por los sesenta, Mina cantó
su cuerpo como un himno, el cuerpo de las mujeres todas. Lo hizo, nada menos,
que en una de las patrias del patriarcado, el sur de Italia.
En sus inicios, Mina fue una urlatrice, una cantante que urlava,
que gritaba. Una gridona. Sí, cantaba
con la boca abierta, soltando todo el aliento. Uno sentía el grano de la voz.
¿Qué es el grano? Es la parte sustancial de una cosa (“Vamos
al grano”, se dice). En fotografía, el grano es esa partícula sensible a la luz
que permanece en la foto y que la define. En el canto -dice Roland Barthes-, el
grano es la materialidad del cuerpo que canta. El grano es el cuerpo en la voz.
En nadie era más evidente que en Mina. El canto era un
cuerpo que lanzaba al aire como una bandera desplegada.
Estremecía. Vagamente, uno comprendía que allí estaba el germen de la liberación
de los cuerpos que se iniciaría en los sesenta y que todavía no terminó.
Hace un año, Mina reapareció sobre un escenario. Otra vez
aquella voz que evoca inmediatamente el cuerpo. Pero esta vez incorpórea. Porque
Mina apareció como un holograma, como un cuerpo virtual. ¿La desaparición de los
cuerpos?
L’importante è finiré
Adesso arriva lui apre piano la porta
poi si butta sul letto e poi e poi
ad un tratto io sento afferrarmi le mani
le mie gambe tremare e poi e poi e poi e poi
spegne adagio la luce, la sua bocca sul collo
ha il respiro un po' caldo ho deciso lo mollo
ma non so se poi farlo o lasciarlo soffrire
l'importante è finire
adesso volta la faccia questa è l'ultima volta
che lo lascio morire e poi e poi
ha talento da grande lui nel fare l'amore
sa pigliare il mio cuore e poi e poi e poi e poi
ha il volto sconvolto io gli dico ti amo
ricomincia da capo è violento il respiro
io non so se restare o rifarlo morire
l'importante è finire.
poi si butta sul letto e poi e poi
ad un tratto io sento afferrarmi le mani
le mie gambe tremare e poi e poi e poi e poi
spegne adagio la luce, la sua bocca sul collo
ha il respiro un po' caldo ho deciso lo mollo
ma non so se poi farlo o lasciarlo soffrire
l'importante è finire
adesso volta la faccia questa è l'ultima volta
che lo lascio morire e poi e poi
ha talento da grande lui nel fare l'amore
sa pigliare il mio cuore e poi e poi e poi e poi
ha il volto sconvolto io gli dico ti amo
ricomincia da capo è violento il respiro
io non so se restare o rifarlo morire
l'importante è finire.